mercoledì 14 dicembre 2011
Un parroco prende circa 700
euro al mese, arriva a 1200-1300 dopo molti anni di servizio. A questi
soldi devi aggiungere quelli da eventuali attività extra,
tipo insegnante di religione nelle scuole.
Un vescovo riceve circa 8.000 euro al mese di stipendio, in più ha diritto ad avere con sè un segretario, un autista, e altri due assistenti di cui può decidere il reddito, in genere attorno ai 2.000 euro mensili.
Un vescovo riceve circa 8.000 euro al mese di stipendio, in più ha diritto ad avere con sè un segretario, un autista, e altri due assistenti di cui può decidere il reddito, in genere attorno ai 2.000 euro mensili.
(La Chiesa cattolica stabilisce che in base al principio di perequazione, al netto delle trattenute IRPEF un
giovane sacerdote riceva uno stipendio di 852,93 €/mese per 12 mensilità[4][5] ripartito come segue:
contributo dalla parrocchia di cui è pastore (0,036 centesimi i vice-parroci; 0,07 centesimi i parroci per ogni abitante, ad esempio per una parrocchia di 8000 abitanti il vice-parroco riceve 289,00 € al mese, il parroco 578,00 €)
eventuali altri stipendi (ad esempio se insegna):qualora, la somma del contributo della parrocchia ed eventuali altri stipendi, non raggiungano gli 852,93 €/mese, si attinge dall'8 per mille. A ciò si aggiungono eventuali scatti di anzianità e di carriera, un vescovo vicino alla pensione riceve al massimo 1308,57 €/mese.
contributo dalla parrocchia di cui è pastore (0,036 centesimi i vice-parroci; 0,07 centesimi i parroci per ogni abitante, ad esempio per una parrocchia di 8000 abitanti il vice-parroco riceve 289,00 € al mese, il parroco 578,00 €)
eventuali altri stipendi (ad esempio se insegna):qualora, la somma del contributo della parrocchia ed eventuali altri stipendi, non raggiungano gli 852,93 €/mese, si attinge dall'8 per mille. A ciò si aggiungono eventuali scatti di anzianità e di carriera, un vescovo vicino alla pensione riceve al massimo 1308,57 €/mese.
Il bilancio della Santa Sede
per il 2000, ha riferito il card. Sebastiani, si è chiuso in attivo per
l'ottavo anno di seguito, con un avanzo di 17 miliardi e
700 milioni di lire. Quello della Città del Vaticano ha un avanzo di
46 miliardi e 681 milioni, mentre l'Obolo di San Pietro ha raccolto 128
miliardi e 538 milioni.
Otto per mille...
Facciamo un po' di chiarezza, se non vi interessa non leggete.
Il base al Concordato del 1929 convenuto con l'allora Capo del Governo Benito Mussolini i Sacerdoti ricevevano da parte dello Stato, in particolare attraverso la Prefettura quella che si chiamava congrua e cioè se considerati i beni in loro disponibilità, Prebende Parrocchiali ed Enti vari della parrocchia, non riuscivano ad ottenere un adeguato sostentamento alla loro vita, lo Stato integrava questo reddito fino ad una certa cifra che era anche variabile in funzione della localizzazione della Parrocchia. Con la riforma del Concordata firmata da Bettino Craxi (l'anno non lo ricordo) lo Stato ha rivoluzionato il sistema introducendo dei meccanismi diversi, dando cioè alla Chiesa una cifra proveniente appunto dall' 8 per 1000. La Chiesa ha creato un suo Ente per il Sostentamento del Clero che ha accorpato a sè tutti i beni delle Parrocchie e gestendoli direttamente da Roma o tramite le proprie strutture Vescovili. In pratica in ogni Vescovado amministrano questi beni e col ricavato garantiscono uno "stipendio" ai sacerdoti che può essere del valore che dice qualche altro, diciamo 600/700 euro mensili a cui il sacerdote può aggiungere beni propri (ricordo che i sacerdoti non fanno voto di povertà, quindi possono detenere beni propri). Molti sacerdoti insegnano nelle scuole e quindi a questi non viene integrato lo stipendio. La pensione la prenderanno dall'INPDAP, come tutti gli insegnanti italiani, oppure dall'INPS se, come sembra, l'INPDAP verrà assorbita dall'INPS. Tutto qui. Ciao e buona giornata.
Fonti:
Le offerte dei fedeli sono per la Parrocchia e sono gestite da un Consiglio Parrocchiale formato da fedeli di quella Parrocchia e sono destinate alle opere parrocchiali appunto, luce, riscaldamento, arredi della Chiesa locale.
Il base al Concordato del 1929 convenuto con l'allora Capo del Governo Benito Mussolini i Sacerdoti ricevevano da parte dello Stato, in particolare attraverso la Prefettura quella che si chiamava congrua e cioè se considerati i beni in loro disponibilità, Prebende Parrocchiali ed Enti vari della parrocchia, non riuscivano ad ottenere un adeguato sostentamento alla loro vita, lo Stato integrava questo reddito fino ad una certa cifra che era anche variabile in funzione della localizzazione della Parrocchia. Con la riforma del Concordata firmata da Bettino Craxi (l'anno non lo ricordo) lo Stato ha rivoluzionato il sistema introducendo dei meccanismi diversi, dando cioè alla Chiesa una cifra proveniente appunto dall' 8 per 1000. La Chiesa ha creato un suo Ente per il Sostentamento del Clero che ha accorpato a sè tutti i beni delle Parrocchie e gestendoli direttamente da Roma o tramite le proprie strutture Vescovili. In pratica in ogni Vescovado amministrano questi beni e col ricavato garantiscono uno "stipendio" ai sacerdoti che può essere del valore che dice qualche altro, diciamo 600/700 euro mensili a cui il sacerdote può aggiungere beni propri (ricordo che i sacerdoti non fanno voto di povertà, quindi possono detenere beni propri). Molti sacerdoti insegnano nelle scuole e quindi a questi non viene integrato lo stipendio. La pensione la prenderanno dall'INPDAP, come tutti gli insegnanti italiani, oppure dall'INPS se, come sembra, l'INPDAP verrà assorbita dall'INPS. Tutto qui. Ciao e buona giornata.
Fonti:
Le offerte dei fedeli sono per la Parrocchia e sono gestite da un Consiglio Parrocchiale formato da fedeli di quella Parrocchia e sono destinate alle opere parrocchiali appunto, luce, riscaldamento, arredi della Chiesa locale.
QUI' LEGGE 8 PER MILLE 35% -
sostentamento dei sacerdoti (La Chiesa cattolica stabilisce che in base
al principio di perequazione, al netto delle trattenute
IRPEF un giovane sacerdote riceva uno stipendio di 852,93 €/mese per
12 mensilità
L’IMBROGLIO DELL’OTTO PER MILLE
1 MILIARDO e 67 milioni di euro, per l’anno 2010, destinato per il 80% alle spese interne della Chiesa quali il sostentamento del clero (33,6%), le esigenze di culto (catechesi, tribunali ecclesiastici, manutenzione e rinnovo degli immobili, gestione del patrimonio); solo il 20% dei fondi sono destinati a interventi caritativi, a dispetto di quanto vorrebbero farci credere le campagne pubblicitarie che, in prossimità della denuncia dei redditi, invadono le Tv e le radio nazionali con lo slogan: “Con l’otto per mille alla Chiesa cattolica, avete fatto tanto per molti”. Altro problema è la ripartizione dei fondi: nella realtà, soltanto un terzo degli Italiani sceglie a chi devolvere l’8 per mille, ma ugualmente l’85% viene assegnato ogni anno alla Chiesa Cattolica. Infatti la ripartizione della quota dell’otto per mille non direttamente assegnata (per mancata indicazione di preferenza da parte dei contribuenti) avviene proporzionalmente ridistribuita in base alle preferenze. Ciò avvantaggia la Chiesa cattolica rispetto alle altre istituzioni aventi diritto in quanto, storicamente destinataria della maggior parte delle preferenze.
L’ESENZIONE ICI SUGLI IMMOBILI, ANCHE SUGLI ALBERGHI A 5 STELLE
La Chiesa Cattolica gode dell’esenzione totale dell’ICI relativamente ai fabbricati destinati in via esclusiva all’esercizio del culto e le relative pertinenze. Dal 2007 è prevista anche l’esenzione dell’Ici per gli immobili di proprietà del Vaticano adibiti a scopi commerciali, basta “che sia mantenuta una piccola struttura destinata ad attività religiose.” Si calcola che tale ulteriore “regalo” comporti un minor gettito per i già dissestati comuni italiani di almeno 1 MILIARDO di euro all’anno.
Gli enti ecclesiastici sono 59.000 e posseggono circa 90.000 immobili, che rappresentano il 22% dell’intero patrimonio immobiliare dell’Italia: parrocchie, oratori, conventi, seminari, case generalizie, missioni, scuole, collegi, istituti, case di cura, case di riposo, ospedali… Il loro valore è di almeno 30 miliardi di Euro, ma sono esenti dalle imposte sui fabbricati (ICI), da quelle sul reddito delle persone giuridiche, sulle compravendite e sul valore aggiunto (IVA), in quanto tutti, anche gli alberghi a 5 stelle, sono classificati “non commerciali”: infatti, dal 2007, è sufficiente che nell’immobile vi sia una cappella votiva per classificarlo “non commerciale” e ottenerne l’esenzione totale.
1 MILIARDO e 67 milioni di euro, per l’anno 2010, destinato per il 80% alle spese interne della Chiesa quali il sostentamento del clero (33,6%), le esigenze di culto (catechesi, tribunali ecclesiastici, manutenzione e rinnovo degli immobili, gestione del patrimonio); solo il 20% dei fondi sono destinati a interventi caritativi, a dispetto di quanto vorrebbero farci credere le campagne pubblicitarie che, in prossimità della denuncia dei redditi, invadono le Tv e le radio nazionali con lo slogan: “Con l’otto per mille alla Chiesa cattolica, avete fatto tanto per molti”. Altro problema è la ripartizione dei fondi: nella realtà, soltanto un terzo degli Italiani sceglie a chi devolvere l’8 per mille, ma ugualmente l’85% viene assegnato ogni anno alla Chiesa Cattolica. Infatti la ripartizione della quota dell’otto per mille non direttamente assegnata (per mancata indicazione di preferenza da parte dei contribuenti) avviene proporzionalmente ridistribuita in base alle preferenze. Ciò avvantaggia la Chiesa cattolica rispetto alle altre istituzioni aventi diritto in quanto, storicamente destinataria della maggior parte delle preferenze.
L’ESENZIONE ICI SUGLI IMMOBILI, ANCHE SUGLI ALBERGHI A 5 STELLE
La Chiesa Cattolica gode dell’esenzione totale dell’ICI relativamente ai fabbricati destinati in via esclusiva all’esercizio del culto e le relative pertinenze. Dal 2007 è prevista anche l’esenzione dell’Ici per gli immobili di proprietà del Vaticano adibiti a scopi commerciali, basta “che sia mantenuta una piccola struttura destinata ad attività religiose.” Si calcola che tale ulteriore “regalo” comporti un minor gettito per i già dissestati comuni italiani di almeno 1 MILIARDO di euro all’anno.
Gli enti ecclesiastici sono 59.000 e posseggono circa 90.000 immobili, che rappresentano il 22% dell’intero patrimonio immobiliare dell’Italia: parrocchie, oratori, conventi, seminari, case generalizie, missioni, scuole, collegi, istituti, case di cura, case di riposo, ospedali… Il loro valore è di almeno 30 miliardi di Euro, ma sono esenti dalle imposte sui fabbricati (ICI), da quelle sul reddito delle persone giuridiche, sulle compravendite e sul valore aggiunto (IVA), in quanto tutti, anche gli alberghi a 5 stelle, sono classificati “non commerciali”: infatti, dal 2007, è sufficiente che nell’immobile vi sia una cappella votiva per classificarlo “non commerciale” e ottenerne l’esenzione totale.
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