Lacrime vere, lacrime inutili

martedì 20 dicembre 2011

Lacrime vere, lacrime inutili,

anche se non lacrime di coccodrillo. Lacrime che forse assolvono la donna e la ministra (Elsa Fornero) di fronte alla sua propria coscienza, non il politico (sottolineo volutamente il termine) di fronte alle masse.

Lacrime importanti, comunque. In quanto danno la possibilità, a chi lo vuole, di vedere la profonda iniquità delle iniziative dell’attuale governo. Tanto da offendere coloro stessi che le propongono. Non me ne meraviglio. Credo proprio di poter tranquillamente affermare che si è esagerato un bel po’. Raramente accade a un politico di professione (salvo i dittatori) di fare peggio, come è il caso, di quanto possa un tecnico che si improvvisa politico. È questo il motivo per cui periodicamente li chiamano al governo. Perché dal fondo della loro buona fede possano trarre la disinvoltura necessaria a fare ciò che ordinariamente i partiti, attenti soprattutto alla propria carriera, esitano nel fare. Il tecnico non ha nulla da perdere che la propria reputazione (difficile da incrinare anche quella. A meno che i suoi errori non diventino macroscopici). Il politico ha da perdere, oltre la faccia, ma di questo se ne impipa, prebende, potere e possibilità di attingere a dismisura alle risorse di tutti per fare fronte alle sue proprie crescenti “esigenze economiche” (alias avidità).
Lacrime di consapevolezza, dunque. Del torto infinito che si continua a fare ai danni dei più deboli, di quelli troppo deboli anche solo per riuscire a protestare. Fin’ora il peggio è taccato ai giovani, ai quali si è imposto di continuare a esserlo fino a diventare vecchi: vecchi precari. Il peggio tocca ora ai pensionati tra i cinquecento e novecento e passa euro che avranno la magra pensione adeguata solo per il 50% all’aumento del costo della vita; e a quelli sopra i novecento che vedranno anno dopo anno il potere d’acquisto, già esiguo, dissolversi nelle loro mani. Dalla ristrettezze alla fame, il passo è breve. Per altri italiani in fondo al tunnel non c’è che l’aurea prospettiva della Caritas, unica impresa a espandere la propria attività, il proprio bacino di clienti. Non un ristorante sempre pieno (pieno dei pochi risparmiati dalla crisi); una mensa affollata dai tanti travolti dalla crisi, per attenuare la disperazione delle vittime della crisi (non a caso è stata chiamata a partecipare indirettamente alla gestione del governo tramite Andrea Riccardi, eminentissimo della Comunità di Sant’Egidio).
Certo che c’è da piangere. E infatti molti domani piangeranno. Elsa Fornero, anima sensibile, ha solo indicato la strada. Noi tutti seguiremo.

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