martedì 20 dicembre 2011
(20 dicembre 2011) ROMA – Un’esplosione in Cina rischia di rallentare la
produzione degli iPad2 e creare non poche difficoltà per quanto
riguarda la produzione del prossimo iPad, il 3. A Shanghai, presso la
Pegatron, sussidiaria di un’azienda di Taipei che lavora per Apple, è
avvenuta un’esplosione che ha causato 61 feriti, di cui, però, solo 23
ricoverati in ospedale. La causa dell’esplosione avvenuta, il 17
dicembre scorso, a Ri Teng è simile a quella di un incidente avvenuto
nel maggio scorso presso un impianto di Foxconn Technology. Il portavoce
di Pegatron non ha immediatamente commentato l’accaduto.
Foxconn, il più grande produttore per Apple, aveva dichiarato a
maggio, che l’uso di “polveri combustibili” aveva probabilmente causato,
il 20 maggio scorso, l’incidente nello stabilimento di Chengdu, in
Cina, dove tre operai morirono e 15 rimasero feriti. Pegatron ha
dichiarato, il giorno dopo l’incidente, che solo alcuni dipendenti,
feriti nell’esplosione, sono stati ricoverati in ospedale, ma non ha
fornito ulteriori dettagli circa la causa dell’incidente anche se
l’ipotesi più probabile è l’uso della polvere di alluminio usata per
lucidare i case dell’iPad essendo la Pegatron specializzata, proprio
nella costruzione dei cover posteriori degli iPad targati Apple.
Sempre
a maggio 2011 quando vi fu l’incidente alla Foxconn, Apple e la sua
sede a Taiwan che fornisce alla casa madre parti per iPhone, iPad, Mac,
furono attaccati da gruppi di difesa del lavoro per le condizioni di
lavoro presumibilmente non sicure e di sfruttamento in diverse aree
della Cina continentale. Gli ultimi 15 mesi per Apple sono stati
all’insegna del pericolo: incidenti sul lavoro e diverse esplosioni,
incidenti legati alla sicurezza dei lavoratori, e in più una serie di
suicidi degli stessi lavoratori presso gli impianti gestiti da Foxconn
ha sollevato seri interrogativi su come i partner di Apple trattino i
propri dipendenti.
«La Pegatron non era ancora entrata totalmente in produzione, non era stata ufficialmente aperta. Erano attivi solo alcuni reparti di produzione in prova e parte della struttura è in fase di pre-operazione di controllo – ha affermato Charles Lin, responsabile finanziario dell’azienda, che ha tentato di minimizzare l’accaduto – É una battuta d’arresto, ma relativamente minore a quella subita dall’esplosione di Foxconn».
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